sabato 9 maggio 2015

Austere e affrante, quasi presagendo il mistero,
quelle pupille di giorni scomparsi, oggi terse e generose,
ma poi umide e sempre più dolci, nel mio cuore penetrano,
le mie vene lacerano, quasi pruni di biancospino inaridito,
mentre frutici di rosso dolore, d’un rumore cupo,
stormiscono nell’anima.
Assente è il riverbero, disperso nel tempo,
del canto immaturo che salmodiava gioiosi versi,
in cielo librandosi, soddisfatto della tua melodica voce
mentre a casa rientravi la sera.
Ogni cosa è decisa, oggi:
in balia del dolore, le stanche tue membra,
i tuoi ultimi raggi di luna, i tuoi ultimi raggi di sole.
Un libro aperto sono i tuoi occhi privi di parole,
più eloquenti di ogni poesia e percepisco forte il tuo grido,
la tua rabbia, il tuo desiderio di non ceder le armi.
Però, nel consunto velario delle memorie, della mia fanciullezza,
permango tristemente inerme, in quella casa oggi deserta,
dove solo rumore è la quiete,
ma dove il tuo amore, eternamente respira.
 

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