domenica 12 febbraio 2017

Kefir

Il latte fermentato, che poteva anche essere kefir, viene ufficialmente ritenuto per la prima volta alimento probiotico in Francia in pieno Rinascimento. Francesco I soffrì per un lungo periodo di un'affezione intestinale particolarmente noiosa che i medici di corte non riuscivano a debellare con nessun intervento terapeutico di loro conoscenza. Il Re di Francia fece propria la notizia giuntagli dall'Oriente che indicava nel Gran Turco il personaggio in grado di risolvere il suo problema. Il Gran Turco arrivò alla corte di Francia con un gruppo di pecore ed una ''misteriosa ricetta'' con la quale procedeva alla preparazione di un latte di pecora fermentato. Dal consumo del latte il Re trasse subito giovamento; apparve così, secondo la tradizione, il primo yogurt in Francia ed ebbe poi rapidamente una larghissima diffusione.
Un personaggio molto importante da ricordare è Ilya Ilyich Mechnikov. Nel 1888 abbandonò l'Ucraina ed arrivò all'Istituto Pasteur di Parigi ove svolse studi sulla fagocitosi e sull'immunità anti infettiva, i cui risultati gli valsero il Nobel nel 1908.
 Da questo momento Mechnikov sostenne che il consumo regolare di latte fermentato garantiva nell'intestino la presenza di buoni fermenti lattici vivi capaci di contrastare lo sviluppo dei germi intestinali indesiderati. L'immunità anti infettiva, sulla quale si basò la motivazione del premio Nobel, viene modulata proprio dal consumo di latte fermentato che diviene così sempre più noto.
Una data importante della storia dei latti fermentati cade nel 1964 quando ricercatori medici americani rendono noto che i componenti delle tribù di Masai sono molto poco colpiti da forme cliniche di malattie alle coronarie. Gli stessi ricercatori dimostrano poi che i Masai hanno un basso livello di colesterolo nel sangue: 150mg/100ml contro 225mg/100ml dei popoli dell'emisfero Occidentale. La loro dieta ricca di carne e latte sembrerebbe contrastare con questa constatazione. Bisogna però sottolineare che i Masai, allevatori di bestiame, sono forti consumatori di latte fermentato, ottenuto con ceppi selvaggi, ove il processo fermentativo porterebbe all'accumulo di un metabolita indicato come AMF (anticholesteremic milk factor) che esercita azione ipocolesterolemica.
Il consumo quotidiano di kefir può aiutare a:
I. Regolarizzare le funzioni intestinali, poiché il kefir stimola le proteine digestive, l'appetito e la peristalsi, promuove la salivazione e la secrezione degli enzimi da parte di stomaco e pancreas stimolando la digestione degli altri cibi. Studi scientifici suggeriscono che possa aiutare a diminuire la quantità di colesterolo nel sangue;
II. Contrastare l'insediamento di germi pericolosi. Il kefir contiene una grande quantità di batteri lattici che hanno un'azione inibitoria nei confronti dei microbi putrefattivi e patogeni;
III. Stimolare la produzione di anticorpi dell'intestino e migliorare le difese immunitarie.
Il kefir è adatto a tutti:
- A chi svolge attività sedentarie e desidera un alimento bilanciato e facilmente digeribile
- A chi desidera mangiare cibi naturali,salutari e nutrienti che possono rafforzare l'organismo e le difese immunitarie
- Per persone sotto trattamento antibiotico, perché in questi casi la loro flora intestinale viene disturbata o addirittura completamente distrutta
- Ai ragazzi, che potranno beneficiare di un cibo energetico, digeribile, gradevole e sano e in grado di contrastare gli effetti negativi delle tante ''porcherie'' che oggi possono mangiare, assumendo nel contempo tanti elementi fondamentali per lo sviluppo come il calcio, il potassio e tante vitamine
- Alle donne in attesa, per il contenuto in acido folico fondamentale per lo sviluppo del feto. Durante lo svezzamento anche ai loro piccoli, per la capacità del kefir di aiutare a colonizzare l'apparato digerente con batteri ''buoni'' con tutti i benefici che ne conseguono.
- Per le persone anziane, i convalescenti e chi ha la digestione in subbuglio.
I Granuli di kefir di latte - come gestirli
Da millenni gli uomini coltivano i granuli di kefir per produrre la salutare bevanda ricca di fermenti. I granuli di kefir, composti di kefiran, possono essere visti come un "condominio" di fermenti in cui vivono in stretta simbiosi decine di specie diverse; questa comunità naturale di fermenti presenta una stabilità eccezionale, riesce cioè a difendersi dall'attacco di microbi "stranieri" e mantenere intatta la simbiosi in tutte le sue componenti. I granuli di kefir, come un vero e proprio organismo vivente, sono in grado di moltiplicarsi; la quantità di granuli, come sanno tutti coloro che producono il kefir in casa aumenta lentamente giorno per giorno. I granuli in eccesso possono essere congelati per avere una riserva di granuli oppure mangiati, sono infatti ottimi sia per l'apporto di fermenti, sia per le possibili proprietà antitumorali ipotizzate da diversi studi scientifici. Tutti i tentativi di ricreare in laboratorio granuli vitali di kefir sono finora falliti, l'unico modo di ottenere nuovi granuli rimane la moltiplicazione naturale, se per disgrazia tutti i granuli del mondo scomparissero non saremmo in grado di ricrearli. L'unico modo per iniziare una produzione domestica di kefir è di trovare qualcuno che abbia i granuli e ve ne ceda un po'.
Come gestire i granuli Materiale occorrente e ingredienti:

- uno o due cucchiai di granuli di kefir (in generale ricordate che i granuli devono essere almeno il 5% in peso del latte. Es. mezzo litro di latte e 25g di granuli)
- 2 barattoli o brocche dalla bocca larga di vetro o plastica, muniti se possibile di coperchio
- 1 colino
- 1 cucchiaio
- Latte

1) Ponete i granuli in uno dei due contenitori e aggiungete il latte. Il latte può essere pastorizzato, UHT, crudo; intero, parzialmente scremato o scremato; vaccino, di capra o asina. Insomma qualsiasi tipo di latte può andare, cambieranno consistenza e sapore del kefir ottenuto, sperimentate per produrre quello che più vi piace. Il contenitore non deve essere pieno fino all'orlo, mai più dei ¾ del contenitore, l'ottimale sarebbe pieno per 2/3.
2) Coprite con il coperchio, ma non avvitate stretto. Se non avete il coperchio basta un foglio di stagnola tenuto stretto con un elastico.
3) Ponete in un luogo non alla luce diretta del sole, a temperatura ambiente ( compresa cmq fra i 18-19°C e i 24°C; la temperatura ottimale è 22°C) a fermentare fino alla coagulazione ( il latte assume la consistenza del budino) che avviene circa 24 ore dopo. Per avere un kefir dal sapore più deciso lasciate in fermentazione per 2 giorni.
4) Mescolate il kefir coagulato delicatamente finchè non prenderà la consistenza di una crema, quindi filtrate con il colino sotto cui avrete posto l'altro barattolo (o brocca), potete aiutare la filtrazione mescolando con attenzione il kefir nel colino.
5) Il kefir filtrato è pronto per essere consumato o conservato in frigorifero. Il kefir è ricco di fermenti vivi, durante la conservazione in frigorifero la fermentazione continua anche se molto rallentata, in particolare con il passare del tempo aumenterà la quantità di acido citrico, il kefir dopo qualche giorno in frigorifero risulterà leggermente più acido.
6) Gestite i granuli ripartendo dal punto 1
Alcuni consigli In linea di massima è meglio non utilizzare utensili e soprattutto contenitori metallici, questi ultimi in particolare sono decisamente da sconsigliare; il kefir infatti, come tutti gli alimenti acidi, rimanendo a contatto per tempi lunghi con i metalli tende ad attaccarli, essi possono essere negativi per la comunità di fermenti e soprattutto per il consumatore! Alla fine della fermentazione, può darsi che notiate una componete acquosa (siero), è normale, mescolando si riamalgamerà con il cagliato. Sulla superficie del caglio noterete una leggera colorazione bruna, essa è dovuto alla fermentazione degli acetobatteri, una delle componenti della comunità kefir. I granuli NON vanno sciacquati o lavati con acqua tra una fermentazione e la successiva, si rischia di eliminare parte della flora batterica insediata sulla superficie del granulo. Attenzione a non utilizzare mai contenitori o latte caldo, un calore superiore alla temperatura ambiente ucciderà i vostri granuli!
Come conservare i granuli Se volete interrompere la produzione di kefir per qualche giorno, potete porre in frigorifero al termine del punto 2, i granuli di kefir soppravviveranno per 9-10 giorni, ma non di più!! Quando volete ricominciare la produzione, filtrate il latte (che andrà gettato) e ripartite dal punto 1. Lasciando il kefir con i granuli a temperatura ambiente, dopo 4-5 giorni alcune componenti della comunità simbiotica entreranno in crisi e dopo una settimana i granuli inizieranno a morire. ( in alcuni siti internet i granuli sono trattati come animaletti o addirittura umanizzati, se dovessero morire non preoccupatevi troppo, sono solo batteri e lieviti!!!!!). Se volete interrompere la produzione per tempi più lunghi potete congelarli: una volta filtrati i granuli metteteli in un vasetto e ricopriteli di latte in polvere, in questo modo i granuli rimarranno vitali per circa 2 mesi. Entro questo periodo per ricominciare la produzione nn dovete far altro che scongelarli e raggiungere latte, la prima produzione andrà scartata perché le componenti del kefir richiedono un giorno per riattivarsi completamente. 
Se ne sente parlare sempre più spesso. Fino a qualche anno fa era un prodotto conosciuto solo da pochi mentre ora si trova anche al supermercato. Nonostante questo il kefir, dall'armeno keif "benessere", è tuttora un prodotto di nicchia che però vale assolutamente la pena provare e farlo diventare la propria buona abitudine quotidiana. Di cosa si tratta esattamente? Una sorta di super yogurt, latte fermentato leggermente acidulo e frizzante, più di ogni altra cosa un prodotto probiotico con una grande biodiversità di batteri e lieviti e moltissimi benefici per la nostra salute. Rispetto allo yogurt il kefir è molto più ricco di vita grazie ai granuli, agglomerati di batteri e lieviti di varie specie che compongono grandi colonie attorno a particolari proteine.

5 buoni motivi per preparare in casa il KEFIR:
Salute – questa bevanda è capace di arricchire il nostro microbioma rafforzando il nostro sistema immunitario. Il kefir una volta pronto ha un contenuto di lattosio bassissimo, visto che è stato digerito dai granuli, questo lo rende adatto anche a chi ha leggere intolleranze al lattosio.
Facilità – il kefir è più facile da preparare dello yogurt e non richiede particolari strumenti come la yogurtiera perché fermenta a temperatura ambiente.
Conservazione – preparare il kefir è anche un modo per conservare a lungo il latte prima che vada a male. Una volta pronto il kefir si conserva in frigo per almeno un mese.
Risparmio – preparare in casa il kefir permette di risparmiare sull'acquisto di yogurt e costa molto meno rispetto al kefir già pronto.
Versatile – gustatelo così al naturale o usatelo come ingrediente per preparare frullati, salse, budini. Per preservarne tutte le proprietà evitate di cuocerlo o congelarlo. 
Cosa vi serve
Strumenti:
1 colino
1 vaso di vetro a chiusura ermetica

Ingredienti:
3 tazze di latte a temperatura ambiente - Scegliete latte biologico, il contenuto in grassi non è importante mentre è importante che non sia stato tolto il lattosio perché è il nutrimento principale dei granuli che digerendolo lo trasformeranno in benefici sottoprodotti.

3 cucchiai di granuli di kefir – i granuli si trovano nei negozi di prodotti naturali, liofilizzati in bustina. Ma la cosa migliore è se trovate un donatore. Mano a mano che fate il kefir i vostri granuli si riprodurranno, motivo per cui chi lo fa si trova spesso con granuli in eccesso. Sul web troverete diverse persone disponibili a darvene un po'. Vi sconsiglio invece di provare a produrli da zero, l'operazione è piuttosto laboriosa.

Come si fa:
Mettete granuli e latte a temperatura ambiente in un vaso. Se il latte fosse freddo scaldatelo fino a quando sarà tiepido. I granuli sono vivi e come tutti gli esseri viventi amano avere tanto cibo e stare al caldo. Evitate quindi di sottoporli a sbalzi di temperatura come temperature troppo calde o troppo fredde. Mescolate e chiudete il vasetto ermeticamente.
Riponete in dispensa al buio lontano da fonti di calore. Lasciate fermentare per 8-12 ore. Di tanto in tanto aprite e mescolate.
Trascorso questo tempo ma anche prima se vedete comparire del liquido trasparente (il siero), aprite il vasetto e filtrate il contenuto attraverso un colino.
Raccogliete il kefir pronto in una bottiglia/contenitore e conservate in frigorifero. Consumatelo entro un mese.
Mettete invece i granuli in un contenitore pulito con nuovo latte per dare il via a una nuova fermentazione.

Se volete mettere in pausa i vostri granuli, dategli abbondante latte e conservateli in frigorifero.
Istruzioni per l'uso
1) Frullato di frutta e kefir – frullate frutta matura a piacere, carote e un bicchiere di kefir, servite e gustate
2) Budino di chia, banane e kefir – la sera mettete 2 cucchiai di semi di chia in una tazza di kefir, coprite e riponete in frigorifero. La mattina unite una banana sbucciata e affettata e gustate a colazione.
3) Gazpacho al kefir – frullate pomodori, peperone, cipolla rossa, aglio, olio extravergine, succo di limone, sale, peperoncino e naturalmente kefir.

Compiti della settimana: cercate qualcuno che vi doni un po' dei suoi granuli, ve ne bastano pochi per cominciare e cominciate subito a sperimentare il vostro primo kefir.
Cosa vi serve
Strumenti:
1 colino
1 vaso di vetro a chiusura ermetica

Ingredienti:
3 tazze di latte a temperatura ambiente - Scegliete latte biologico, il contenuto in grassi non è importante mentre è importante che non sia stato tolto il lattosio perché è il nutrimento principale dei granuli che digerendolo lo trasformeranno in benefici sottoprodotti.

3 cucchiai di granuli di kefir – i granuli si trovano nei negozi di prodotti naturali, liofilizzati in bustina. Ma la cosa migliore è se trovate un donatore. Mano a mano che fate il kefir i vostri granuli si riprodurranno, motivo per cui chi lo fa si trova spesso con granuli in eccesso. Sul web troverete diverse persone disponibili a darvene un po'. Vi sconsiglio invece di provare a produrli da zero, l'operazione è piuttosto laboriosa.

Come si fa:
Mettete granuli e latte a temperatura ambiente in un vaso. Se il latte fosse freddo scaldatelo fino a quando sarà tiepido. I granuli sono vivi e come tutti gli esseri viventi amano avere tanto cibo e stare al caldo. Evitate quindi di sottoporli a sbalzi di temperatura come temperature troppo calde o troppo fredde. Mescolate e chiudete il vasetto ermeticamente.
Riponete in dispensa al buio lontano da fonti di calore. Lasciate fermentare per 8-12 ore. Di tanto in tanto aprite e mescolate.
Trascorso questo tempo ma anche prima se vedete comparire del liquido trasparente (il siero), aprite il vasetto e filtrate il contenuto attraverso un colino.
Raccogliete il kefir pronto in una bottiglia/contenitore e conservate in frigorifero. Consumatelo entro un mese.
Mettete invece i granuli in un contenitore pulito con nuovo latte per dare il via a una nuova fermentazione.

Se volete mettere in pausa i vostri granuli, dategli abbondante latte e conservateli in frigorifero.
Istruzioni per l'uso
1) Frullato di frutta e kefir – frullate frutta matura a piacere, carote e un bicchiere di kefir, servite e gustate
2) Budino di chia, banane e kefir – la sera mettete 2 cucchiai di semi di chia in una tazza di kefir, coprite e riponete in frigorifero. La mattina unite una banana sbucciata e affettata e gustate a colazione.
3) Gazpacho al kefir – frullate pomodori, peperone, cipolla rossa, aglio, olio extravergine, succo di limone, sale, peperoncino e naturalmente kefir.

Compiti della settimana: cercate qualcuno che vi doni un po' dei suoi granuli, ve ne bastano pochi per cominciare e cominciate subito a sperimentare il vostro primo kefir.
La causa del morbo di Parkinson potrebbe non risiedere nel cervello, quanto nell'intestino. Alcuni batteri intestinali sembrano infatti giocare un ruolo chiave nell'accumulo di quelle proteine «deformi» che innescano la morte dei neuroni dopaminergici e la conseguente comparsa dei disordini motori.  

Ad avanzare questa ipotesi è una nuova ricerca statunitense condotta da ricercatori del California Institute of Technology, pubblicata sulla rivista Cell. «Abbiamo scoperto per la prima volta un legame biologico tra la malattia di Parkinson e il microbioma intestinale. Più in generale, questa ricerca rivela che un disturbo neurodegenerativo può avere origine dall'intestino, non solo dal cervello come si pensava in precedenza. La scoperta che alcune modificazioni nel microbioma possono essere coinvolte nella malattia di Parkinson rappresenta un cambio di paradigma e apre nuove possibilità per il trattamento dei pazienti», ha commentato l'autore dello studio Sarkis Mazmanian del California Institute of Technology, già autore di numerosi studi internazionali sul microbioma. 

Batteri che innescano la malattia  
Da anni è nota l'influenza dei batteri intestinali in un crescente numero di disturbi che coinvolgono la sfera cognitiva, come ansia, depressione e disturbi dello spettro autistico. È inoltre noto che i pazienti colpiti da malattia di Parkinson hanno un quadro alterato del microbioma intestinale e tendono a soffrire di disturbi gastrointestinali già da diversi anni prima dell'insorgenza del morbo.  

Alla luce di queste evidenze, Mazmanian e i colleghi del Caltech hanno preso in esame dei topi geneticamente modificati e portatori di una malattia neurodegenerativa simile al Parkinson e li hanno fatti crescere in un ambiente sterile, oppure in un ambiente a normale presenza di batteri.  

Come risultato, i topi cresciuti in ambiente sterile mostravano meno deficit motori e un minor accumulo di aggregati proteici nel cervello correlati ai disturbi del movimento rispetto agli altri. Se sottoposti a trattamento antibiotico, inoltre, i topi ammalati mostravano un chiaro miglioramento delle abilità motorie, mentre i topi cresciuti in ambiente sterile mostravano un peggioramento dei sintomi quando erano sottoposti a trattamento a base di acidi grassi a catena corta (solitamente presenti in misura ridotta nei pazienti con malattia di Parkinson) o quando ricevevano un trapianto di feci provenienti da pazienti affetti da morbo di Parkinson.  

Secondo i ricercatori, questi risultati presi insieme suggeriscono che i batteri intestinali possono favorire il peggioramento dei sintomi nei soggetti predisposti alla malattia, creando un ambiente favorevole all'accumulo cerebrale di proteine legate allo sviluppo del morbo di Parkinson.  

Il futuro dei trattamenti  
Lo studio potrebbe quindi aprire nuove importanti prospettive di cura contro la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo, anche attraverso l'utilizzo terapeutico di probiotici e prebiotici per alleviare i sintomi.  

Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di identificare batteri «buoni» e «cattivi», e studiare target terapeutici verso cui indirizzare le nuove cure. 

«Proprio come qualsiasi altro processo di scoperta di nuovi farmaci, portare questo lavoro innovativo dagli animali agli esseri umani richiederà anni – ha dichiarato Mazmanian. – Ma questo è un primo importante passo avanti verso il nostro obiettivo a lungo termine di sfruttare le profonde conoscenze che abbiamo acquisito sulla connessione intestino-cervello per aiutare ad alleggerire il peso clinico, economico e sociale della malattia di Parkinson»


La Stampa

 

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